Stefano Corsi

Gli ambienti dunali e retrodunali della Toscana ospitano ecosistemi di grande valore, la cui conservazione costituisce un obiettivo prioritario, e offrono servizi ecosistemici di ingente valore economico: creazione di paesaggi di grande interesse turistico, tutela delle falde acquifere costiere e ostacolo all’intrusione del cuneo salino, mitigazione degli effetti delle mareggiate e dell’erosione costiera su aree urbane e agricole costiere. Negli ultimi decenni la maggior parte dei sistemi dunali in Italia è stato fortemente alterato a causa di fattori antropici quali la realizzazione di infrastrutture portuali, l’artificializzazione di coste e fiumi, l’elevato carico turistico estivo, la diffusione di specie vegetali aliene. Assieme ai cambiamenti climatici, tali fattori hanno comportato la modifica delle dinamiche costiere dei sedimenti, fenomeni di erosione costiera, abbassamento delle falde freatiche con ingresso del cuneo salino, alterazioni ecologiche e frammentazione degli habitat. In questo contesto, divengono prioritari, assieme a condivise politiche di gestione e utilizzo sostenibile delle zone costiere, interventi di riqualificazione morfologica ed ecologica dei sistemi dunali. Le soluzioni comunemente individuate sono basate principalmente sulla facilitazione dei processi di deposito del materiale sabbioso mediante sand-fencing, frangivento e tecniche similari. In siti caratterizzati da basso apporto sabbioso ed erosione marina tali metodi non sono sufficienti o possono addirittura determinare effetti negativi, pertanto devono essere adottate misure differenti, tali da contenere l’azione erosiva facilitando il recupero della morfologia naturale. A tale scopo sono stati ideati e realizzati nella Spiaggia di Sterpaia (Piombino, LI) e Lacona (Isola d’Elba) alcuni interventi con nuove tecniche per la difesa e la ricostruzione dunale mediante l’utilizzo esclusivo di materiali naturali (legno, bioreti, specie vegetali, materiali inerti), associate a interventi di razionalizzazione degli accessi per la fruizione, al controllo/eradicazione di specie vegetali aliene e all’impianto di specie vegetali autoctone. Negli anni successivi all’intervento è stato eseguito un monitoraggio che ha riguardato vari aspetti tra cui l’efficacia delle opere, la resistenza dei materiali e la morfologia dell’arenile, evidenziando risultati positivi.